Viaggio in Togo: la difficile realtà dei ciechi adulti

Qui in Togo con bambini e ragazzi ciechi, nonostante i tanti problemi, in qualche modo prevale sempre la gioia di vivere, ma con gli adulti c’è spesso tanta, tanta sofferenza.

Sono più di vent’anni che seguo le scuole per ciechi in Togo e, ovviamente, i bambini che ho incontrato allora non sono più tali. Qualcuno ha trovato un lavoro decoroso, altri ce la fanno grazie al supporto familiare, ma per tanti vivere senza nessun reddito è di fatto una tragedia.

Stamattina ho incontrato (o, meglio, re incontrato, perché conoscevo tutti da decenni) tre situazioni penose.

Veronique è stata la prima ragazza cieca della scuola che seguivo allora che si è diplomata superando il BAC. Prima di lei tutte le ragazze, anche se erano brave a scuola, a un certo punto venivano ritirate dai genitori che dicevano che avevano studiato abbastanza. A lei dicevo sempre “Tu devi essere la prima! Ce la devi fare!” E in effetti ce la fatta, si è iscritta all’università ma dopo un po’ è rimasta incinta e addio agli studi. Adesso ha 6 figli e vive producendo da sé delle pomate per i massaggi che vende al mercato, ma gli affari non sono un granché. Mi ha chiesto aiuto per far studiare il figlio più grande, di 14 anni, che riesce bene a scuola ma lei non riesce a pagare le spese di istruzione: la retta, la divisa, un po’ di materiale scolastico. Basterebbero 10 euro al mese, 120 all’anno.

Doverosa precisazione: adesso le ragazze cieche all’università sono tante, circa il 40% del totale. In 10 anni le cose sono nettamente cambiate.

Poi sono venuti John e Antoinette, marito e moglie, entrambi non vedenti totali. Hanno tre figli. Loro vivono realizzando dei capi di abbigliamento per neonati con una macchina di maglieria fornita anni fa grazie a un progetto. E’ incredibile cosa riesce a fare John senza vedere, anche accostando i colori perché riesce a riconoscere al tatto i diversi filati. Il problema è che con il caldo che fa qui, la richiesta di capi in maglieria, anche se di cotone, è veramente molto scarsa.

Anche per loro il problema è mandare i figli a scuola, solo che in questo caso sono due: una ragazzina di 16 anni e un ragazzo di 14.

Gli ultimi due che si sono presentati stamattina sono due fratelli non vedenti per i quali quasi vent’anni fa avevamo attivato un progetto di microcredito per vendere petrolio di illuminazione nel loro villaggio. Tutto funzionava abbastanza bene, e consentiva loro di vivere decentemente, finché non è arrivata anche qui la corrente elettrica e hanno perso tutti i clienti. Adesso sopravvivono con una piccola attività di rivendita di prodotti alimentari.

Ma non è per questo che mi hanno chiesto aiuto. Anche in questo caso c’entra un figlio, ma deve ancora nascere. La moglie del più giovane è incinta e deve essere operata per rimuovere un fibroma. Qui in ospedale si paga tutto e hanno chiesto per l’intervento 250.000 F CFA, corrispondenti a quasi 400 euro. Una somma così loro non l’hanno mai vista.

Capite ora perché la mia mattina con i ciechi adulti qui in Togo è stata, diciamo, poco piacevole.

Ma mi sembrava giusto condividere con voi anche questa parte del mio viaggio.