1996
E’ la raccolta più ponderosa, strettamente collegata al volume “I giardini dell’arcobaleno” dell’anno precedente. Dominano i ricordi infantili, soprattutto nei rapporti con una natura amica e ben conosciuta, anche se ormai da anni percepita praticamente solo attraverso le voci notturne che penetrano nella sua stanza. La sofferenza è più sfumata, addolcita da una speranza senza fine.
Nell’appendice alcune liriche in cui Urbana parla esplitamente di cose e persone che le stanno care; tra queste “In paesi lontani” dedicata alla sua Kekeli Neva.
Prefazione di Antonio Marin
243 pagine – 184 poesie, più 7 in appendice
FIORI DI MANDORLO E COCCINELLE
Fiori di mandorlo e coccinelle:
palpiti nuovi di primavera,
e sul respiro della collina,
rosea la sera veleggia lenta
estinguendo ad uno ad uno, tutti
i rimpianti vicini e lontani.Ma, ancora ardono frammenti di poesia,
attimi non goduti di dolci
fragranze; e mi soffermo tra i rovi
a raccogliere l’ultima bacca
rimasta intatta tra le ceneri
della mia continua penitenza.OR NON CI SONO
Or non ci sono nella campagna,
un tempo in ogni angolo conosciuta,
le erbose capezzagne che, bambina,
mi videro cogliere margherite
e viole e percorsi tante volte
con la mamma, mentre andava a spargere
il suo sudore in lavori pagati
con il terzo del misero raccolto.E andando sotto un sole assai cocente,
con me, pieno d’acqua, sempre portavo
un pentolino, che immancabilmente
rovesciavo inciampando sulle zolle.
Così poi, arsa di sete, correvo
al ruscelletto più vicino, dove,
a sazietà, mi bevevo il mormorio
dell’acqua, scaturito dalla terra.E lì, senza mai una sosta, lieta
volavo sulle ali della fantasia;
e parlavo agli alberi, all’erba e ai fiori,
contemplavo le operose formiche,
ascoltavo i dialoghi degli uccelli
e i messaggi dell’universo intero.
Ora tutto è scomparso e dentro al cuore
mi piange una desolata nostalgia.RICORDO
Ricordo i mormorii del rivo
e il profumo dei ciclamini;
ricordo le sere d’estate
piene di voci e di colori;
ma in me si fa buio e silenzio.Tra gli alberi sibila il vento
e mi annuncia l’inverno e il gelo.
Un oscuro lamento fende
la solitudine del cuore;
ed è già presagio di morte.