Oggi concludo la prima settimana in Togo e sono quindi a metà di questo mio viaggio.
Una settimana intensa, come previsto: ho incontrato due delle cinque scuole per non vedenti in programma e gli studenti di una delle due università. C’è ancora tanto da vedere, quindi, ma qualcosa si comincia a delineare.
L’idea di sostenere concretamente l’utilizzo delle tecnologie informatiche è stata accolta con entusiasmo dagli studenti ciechi più grandi ma si è rivelata anche concretamente fattibile, meglio di come sperassi. Una delle cinque scuole ha già un discreto laboratorio e anche un esperto insegnante formatore. Le altre non hanno nulla ma per due dovrebbe intervenire un progetto esterno, almeno dicono, per cui possiamo concentrarsi sulle ultime due. E la cosa è fattibile anche per una piccola associazione come la nostra.
Venerdì ho incontrato gli studenti ciechi dell’università di Kara. Erano solo una decina perché c’è stato un errore nella comunicazione e sono stati invitati solo quelli che ricevono da noi una borsa di studio ma in realtà il progetto dell’informatica riguarda tutti: sono più di 30 gli studenti non vedenti in questa università. Ma non è un problema grave, riusciremo comunque a contattare tutti.
A questi studenti ho chiesto quanti di loro sapessero usare lo smartphone. Risposta: tutti.
Quanti sapessero usare il computer. Nessuno.
Questo dato mi ha veramente fatto riflettere. Certamente usare un computer è più complesso di un telefono, ma anche usare lo smartphone senza vedere lo schermo non è uno scherzo, eppure tutti hanno imparato a farlo, senza seguire corsi specifici e senza avere nessuno a cui chiedere spiegazioni.
Il computer non lo sanno usare perché costa molto più del cellulare e non se lo possono permettere, non perché non lo possono imparare da soli. Sono talmente svegli e determinati che se diamo loro un computer, magari non al 100% come con il cellulare, ma molti ce la faranno.
Dopo l’incontro con gli studenti sono stato ricevuto dal doyen della facoltà di lettere dove sono iscritti quasi tutti i nostri studenti e a lui ho chiesto sostanzialmente due cose, fattibili e a costo zero:
– che i professori diano agli studenti ciechi le dispense scritte da loro in formato digitale e non in fotocopie;
– che in almeno due computer dell’aula informatica dell’università, liberamente utilizzabile dagli studenti per navigare in internet, sia installato il programma di lettura schermo NVDA con delle cuffie affinché anche gli studenti ciechi possano accedere.
Nonostante il mio francese zoppicante sono riuscito ad essere abbastanza convincente e alla fine entrambe le proposte sono state accolte. Evviva!
Ricordo infine il successo della campagna di supporto a questo progetto attivata nei social. Sono una trentina le donazioni giunte alla nostra associazione in questi giorni, in occasione di questo mio viaggio, per un totale di oltre 2.000 euro. Poi ci sono quelli che hanno offerto computer usati, e li contatterò al mio ritorno.
A questo punto ce la facciamo di sicuro, almeno a partire!
