Habibou Adidjatou, studentessa non vedente dell’Università di Lomé, racconta cosa hanno significato per lei e i suoi compagni i computer che abbiamo inviato in Togo per loro
Mi chiamo Habibou Adidjatou, sono studentessa non vedente dell’Università di Lomé e rappresentante degli studenti con disabilità dell’università. Quella che condivido qui non è solo la mia storia, ma anche quella dei miei compagni, giovani come me, che sognano un futuro nonostante gli ostacoli.
Per alcuni di noi, la cecità è presente dalla nascita. Abbiamo imparato a leggere e scrivere in Braille fin dalla prima elementare, in centri specializzati. Per altri, la vita è stata stravolta da una malattia o da un incidente. Abbiamo dovuto reimparare tutto, ricostruire tutto, spesso dolorosamente, ma con determinazione.
Arrivare alle scuole medie, poi alle superiori e conseguire il diploma non è mai stato facile. Ma ciò che ci ha lasciato il segno più profondo è stato il periodo all’università. Un luogo in cui ci aspettiamo più autonomia, più libertà, ma dove abbiamo rapidamente incontrato nuove barriere: corsi online, piattaforme digitali inaccessibili per noi che avevamo solo un telefono, l’impossibilità di leggere documenti di grandi dimensioni o testi di letteratura non possono essere trascritti in Braille.
A volte, solo vedere gli altri andare avanti era sufficiente per provare un profondo senso di impotenza. Studiare senza computer, per uno studente cieco, è come camminare nel buio senza bastone bianco.
Ma oggi, grazie al gruppo di San Francesco d’Assisi, qualcosa è cambiato. Qualcosa di grande.
I computer che ci hanno dato non sono solo macchine. Sono chiavi. Chiavi che aprono le porte all’autonomia, alla ricerca e alla conoscenza. Grazie a questa chiave ora posso accedere a corsi online, leggere documenti di grandi dimensioni, ascoltare libri, fare ricerche da solo e, soprattutto, studiare con dignità.
É una nuova pagina della nostra vita universitaria che si apre per noi. Una pagina più equa, più accessibile, più umana.
Non scrivo queste parole solo per ringraziarvi. Le scrivo per testimoniare. Per dire che un gesto, un sostegno, una mano tesa, possono davvero cambiare una vita. E che la vostra generosità, di voi che siete in Italia, ci dà il coraggio di continuare, ogni giorno, a credere in noi stessi.
Io sogno un futuro in cui ogni studente con disabilità abbia le stesse opportunità di tutti gli altri. E grazie a voi, questo sogno sta lentamente iniziando a prendere forma.
Grazie per averlo reso possibile. Grazie per aver creduto in noi.
Habibou Adidjatou,
Studentessa non vedente, Università di Lomé
