15 Nozze d’argento con la malattia

È iniziato così un brutto periodo, durato circa quattro anni, di dolori intensi e di entrate e uscite dall’ospedale.
Oltre alla radio ho dovuto smettere tante altre attività come la lettura, i lavori a ferri… Verso il 1984 ho cominciato a stare un po’ meglio, almeno i dolori più violenti si erano un po’ calmati, e quindi volevo incominciare a riprendere la vita di prima. Ma era impossibile perché le sofferenze lasciano un segno e anche se sono passate non è che si ritorna come prima. Così ho dovuto rinunciare a molte cose: leggere facevo molta fatica, mentre prima continuavo instancabile per ore e ore, lavorare lo stesso, e quindi mi accontentavo di seguire i miei nipotini nella scuola, passavo il tempo con le visite o ascoltando la radio.

Mi piace molto raccontare un giorno particolare della mia vita, una vera festa, anche se un po’ speciale: i miei 25 anni di letto!
Qui in casa eravamo in tanti e soprattutto in quel periodo c’erano tante cose da festeggiare: un venticinquesimo di matrimonio, una comunione… insomma si era sempre in festa.
Un giorno, ridendo, dico che anch’io volevo fare una festa, anch’io avevo un venticinquesimo anniversario da festeggiare: quello della mia vita a letto.
L’ho detto scherzando e ridendo e i miei mi hanno ascoltata un po’ perplessi ma poi non mi hanno certo contrariata, anzi!

Ho fissato la data: il 6 ottobre, giorno del rosario. Ho voluto invitare tutti gli amici e i conoscenti, e dare loro un ricordino.
Gli inviti li ho fatti tutti io, scrivendoli in Ballù, ossia con un alfabeto punteggiato ma uguale al vostro normale stampatello. Cosa scrivere? Non potevo dire semplicemente: «Faccio la festa del 25° della mia malattia» perché la gente avrebbe pensato che ero impazzita.
Così ho scritto dei versi su come consideravo io la vita e come volevo che fosse vista e ho spiegato che facevo una festa per ringraziare tutte quelle persone che mi avevano aiutato ad accettare e a benedire la vita.
Nessuno ha rifiutato il mio invito.
Per lasciare un mio ricordo ho fatto fare, apposta per l’occasione, un quadretto di legno con la preghiera semplice di San Francesco; l’ho offerto in dono a tutti, assieme ad una rosa, come fossero i confetti.

Sono stata davvero felice quel giorno. Tutti mi hanno aiutata, anche il tempo: era una bellissima giornata di azzurro e di sole.
È stato predisposto tutto con cura giù in cortile. Io ero riuscita a farmi prestare una barella dall’ospedale così ho potuto rimanere più comoda.
Abbiamo cominciato con una messa tutti assieme, celebrata dal Padre Superiore del Convento di San Pancrazio, dal Parroco di Ponte di Barbarano e da quello di Barbarano. C’erano i ragazzi che cantavano e suonavano con le chitarre ed una mia amica, cantante lirica, ha eseguito per me un brano bellissimo.
Ho scelto io il brano del Vangelo, quello della Provvidenza. Ho voluto manifestare così il mio entusiasmo e la mia grande fiducia nella Provvidenza.
Una mia carissima amica, che adesso non c’è più, ha parlato dopo il vangelo; ha preparato un discorso bello e sereno, profondamente religioso, evitando di cercare la commozione o il sentimentalismo, che in quel momento sarebbe stato anche troppo facile. Le sue parole sono entrate nel cuore di tutti e il loro ricordo è durato per tanti giorni.
Le mie nipoti, che allora erano giovani, hanno portato le offerte: il pane, i fiori, il riso… ricordando il significato di ogni cosa, pensando a chi soffre perché è privo del necessario.

Le festa è riuscita benissimo e mi ha fatto contenta per molti giorni, soprattutto per la partecipazione delle persone, che sentivo veramente amiche e mi stavano vicino con affetto.
Proprio all’amicizia ho voluto dedicare,. prima di tutto, quella giornata: l’amicizia vera, quella che è sempre presente anche quando non la chiami.
E poi la riconoscenza per chi mi ha aiutata in tanti anni.
Perché si può accettare con gioia una vita come la mia se attorno ci sono persone amiche e tutti insieme si coltivano valori comuni come la Fede. È la Fede, vera e profonda, che ti aiuta e ti fa alzare gli occhi verso il cielo; e anche se non lo puoi vedere, vedi quello dell’anima che è molto più bello, molto più azzurro.
Ricordo quel giorno con grande piacere, ma non solo io: diversi amici avrebbero voluto che festeggiassi anche il 35° anniversario, per trovarci assieme un’altra volta.

Con quella festa penso si sia chiusa un’altra fase della mia vita. Finiva anche un periodo molto difficile per la mia salute, una situazione dolorosissima nella quale c’era anche il rischio che io potessi mancare, ed invece ho resistito: l’erba cattiva non muore mai!
Ho dovuto riorganizzare ancora la mia vita, anche perché avevo dovuto abbandonare tante cose che mi aiutavano molto.
Tra l’altro ho dovuto limitare le visite anche se, per fortuna, non ho perso le amicizie. La sera venivano spesso delle persone a passare la serata con me; si stava qui fino a mezzanotte o l’una, ma questo ora non potevo più farlo perché diventava troppo faticoso.
Anche questa è stata una rinuncia perché era bello stare insieme, discutere, confrontarsi… ed era un arricchimento reciproco.