Per i ciechi del Togo
Bollettino informativo del Gruppo San Francesco d'Assisi di Barbarano Mossano
www.grupposanfrancesco.org
Dicembre 2025
Sommario
1 Una rete di collaboratori in tutto il Togo, e possiamo continuare - di Flavio Fogarolo
2 Speranza, dignità e orgoglio “Anche noi ce la possiamo fare!”
3 Vogliamo dare un computer a ogni studente universitario cieco del Togo, e ci stiamo riuscendo!
4 Inaugurato un vero refettorio per i bambini ciechi che mangiavano sul pavimento. A breve saranno completati anche i nuovi servizi igienici
5 La difficile situazione dei ciechi adulti, quasi tutti senza nessun reddito, e le loro richieste di aiuto.
6 Festa a Bassar per l’inaugurazione del centro socio-culturale destinato al villaggio di Nangbani, accanto al nostro ambulatorio oculistico.Per i ragazzi che studiavano sotto al lampione.
7 Gli albini di Atakpamé
8 È giunta l'ora... E auguri di Natale
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Articolo numero 1
Rimpiazzare Moïse, il nostro referente scomparso l’anno scorso, non era possibile e abbiamo deciso di fare in tanti ciò che prima lui faceva da solo. Funziona!
Una rete di collaboratori in tutto il Togo, e possiamo continuare
Stiamo concludendo positivamente, e possiamo dire anche con soddisfazione, un anno che era iniziato per noi in modo davvero complicato dopo la scomparsa, il 23 ottobre 2024, del nostro referente in loco Moïse Tchapo.
Era lui che gestiva i rapporti con tutti i non vedenti del Togo ed è grazie a lui che abbiamo cominciato a intervenire ovunque e ad occuparci di prevenzione della cecità, non solo di istruzione come prima.
I miei due viaggi in Togo di quest’anno, uno a gennaio al posto di quello del 2024 che avevo dovuto rinviare per l’incidente di Moïse e quello in ottobre appena concluso, avevano un obiettivo preciso ma per nulla facile da realizzare: riorganizzare le nostre attività in Togo senza Moïse. Per nulla facile perché di fatto faceva tutto lui; era un accentratore per necessità, se vogliamo, perché ad esempio solo lui aveva la patente e l’automobile e poteva quindi spostarsi liberamente per il Togo. O perché nessun altro aveva il tempo e le capacità di fare quello che faceva lui. Anche per questi motivi trovare un altro Moïse era di fatto impossibile e l’unica soluzione praticabile era quella di coinvolgere più persone, di località diverse.
Nella capitale Lomé abbiamo Essegnon Fambi, nuovo presidente dell’associazione Sotes che gestisce tutti i nostri servizi. Ma il Togo è grande e lui non ha la possibilità di spostarsi.
Abbiamo così un validissimo collaboratore a Bassar, Faré Tchein, che si occupa dell’ambulatorio oculistico. A Kara, dove abbiamo davvero tanti studenti universitari ciechi, svolge un ruolo fondamentale la professoressa Koffi Monfaye Monique, una cugina di Moïse che è docente di inglese all’università. Infine, all’estremo nord, a Dapaong, c’è Justin Tengande: è grazie a lui se siamo riusciti a completare i lavori (refettorio e servizi igienici) di cui parliamo all’interno.
In un anno così complicato siamo riusciti a realizzare un progetto sognato da tempo: dare anche ai giovani ciechi del Togo la possibilità di accedere al mondo dell’informatica e agli enormi vantaggi che può portare a chi non vede. Ecco perché possiamo parlare di un anno difficile che ha portato anche grosse soddisfazioni.
Il tutto grazie a voi, in particolare a quelli, e sono tanti, che ci hanno destinato per la prima volta quest’anno un concreto segno della loro generosità. A tutti, di cuore, Buon Natale!
Flavio Fogarolo
Immagine di copertina: Foto di gruppo con gli studenti ciechi dell’Università di Kara. 13 ottobre 2025
Articolo n. 2
Incontri con gli
studenti ciechi: in un clima di festa e riconoscenza, grande soddisfazione per
il cammino percorso
Speranza, dignità e orgoglio “Anche noi ce la possiamo fare!”
Durante il viaggio in Togo di quest’anno sono stati particolarmente significativi gli incontri con gli studenti universitari, sia nella capitale Lomé che a Kara, nella parte settentrionale del Paese.
Hanno rivelato un atteggiamento veramente responsabile e maturo, coscienti delle loro potenzialità e dei loro diritti di cittadini del loro paese, ma senza inutili lamentele.
I computer che molti di loro hanno ricevuto sono visti come una grande opportunità. Una studentessa mi ha detto: - Per la prima volta in vita mia ho potuto leggere un romanzo!
Un’altra studentessa, a Kara, ha dedicato perfino una poesia a chi, dall’Italia, sostiene gli studi di chi non vede. Qualche verso:
In un mondo che dubita delle nostre capacità, una voce si alza, una mano si tende; voi non vedete l'oscurità nei nostri occhi, ma la ricchezza di un mondo silenzioso.
Voi seminate speranza, dignità, orgoglio. Illuminate sentieri che credevamo cancellati.
La frase in cui dice che per i ciechi “seminiamo speranza, dignità, orgoglio” sintetizza bene, secondo me, il messaggio che da anni io stesso cerco di dare a loro quando incontro questi giovani, spesso demotivati e frustrati da una disabilità che in Africa concede pochissimi sbocchi: speranza, dignità ma anche orgoglio. “Siete bravi e ce la potete fare, fatevi valere!” Non mi stanco mai di dire loro.
Un clima di festa, quindi, molto sentito ed anche emozionante, tale da ripagare abbondantemente le fatiche di un lungo viaggio.
A Kara ci sono stati anche due incontri istituzionali con il vicepresidente dell’Università, l’equivalente del nostro vicerettore, e il doyen, ossia il preside, della facoltà di lettere, quella che frequenta la gran maggioranza dei non vedenti.
Incontri per nulla di circostanza: mi ha stupito non poco scoprire che il vice presidente di questo ateneo che conta oltre 20.000 iscritti conosceva per nome diversi dei nostri studenti ciechi. Indubbiamente i rapporti umani qui in Africa hanno un peso diverso.
F.F
Foto:
In alto, foto di gruppo finale con gli studenti ciechi di Lomé (a sinistra) e
interno della sala a Kara (a destra).
Sotto, da sinistra, Adibou, la portavoce degli studenti di Lomé, legge il testo di saluto a nome di tutti i compagni. Al centro: a Kara Ougan Bayi Aimé recita la poesia che ha scritto per noi. A destra consegna del computer alla studentessa Victorine Kpakpaga che quest’anno ha conseguito la laurea triennale e inizia ora la specialistica.
Articolo n. 3
Nel mondo quasi tutti i non vedenti leggono e scrivono con il computer ma in Africa pochi hanno oggi questa possibilità.
Vogliamo dare un computer a ogni studente universitario cieco del Togo, e ci stiamo riuscendo!
Sembrava un sogno fino a qualche mese fa, ma siamo già arrivati a metà strada. Sono 55 i computer portatili già inviati o pronti per la spedizione, destinati agli studenti ciechi dell’università. Tutti con una borsa per il trasporto perché per un cieco questo strumento diventa in breve tempo un compagno di vita indispensabile, da portare sempre con sé.
Nelle due università del Togo ci sono circa 100 studenti, 70 in quella della capitale Lomé e 30 in quella di Kara, al nord del paese, e abbiamo quindi superato il 50% dei possibili destinatari. In realtà non è proprio così perché ci sono quelli che si laureano ed escono dall’università, e che ovviamente conservano il loro computer, ma i numeri sono comunque molto incoraggianti, certamente superiori alle nostre più ottimistiche previsioni iniziali.
Stiamo intervenendo però anche per dotare tutti gli istituti per ciechi che seguiamo in Togo, sono sette attualmente, di un laboratorio informatico dove i ragazzi più giovani che frequentano le superiori possano intanto imparare ad usare il computer e prepararsi a quando, all’università, ne avranno uno personale.
Erano cinque quelli che risultavano senza laboratorio: a tre abbiamo già fornito tre computer fissi a testa, nei primi mesi del 2026 sistemeremo anche gli altri due. Queste scuole hanno ben compreso l’importanza di questa formazione e, poiché ovviamente la notizia dei computer che stiamo dando agli universitari circola velocemente tra i non vedenti, i ragazzi non vedono l’ora di iniziare questi corsi.
Nella foto in alto: prime lezioni di informatica per i ragazzi non vedenti di Dapaong con i computer che abbiamo inviato.
Articolo n. 4
Inaugurato un vero refettorio per i bambini ciechi che mangiavano sul pavimento
A breve saranno completati anche i nuovi servizi igienici
Quando sono entrato per la prima volta, nel 2017, nell’istituto dei ciechi SEFRAH di Dapaong, all’estremo nord del Togo, sono stato colpito dalla povertà della struttura ma è stato solo nel 2023, quando mi sono trovato lì al momento del pranzo, che ho visto, e fotografato, come mangiavano i bambini: per terra, accovacciati sul pavimento del portico davanti alle aule.
Era con me allora Viola Defilippo, coordinatrice della Commissione Solidarietà del MAC - Movimento Apostolico Ciechi, che ha promosso l’iniziativa di raccolta fondi che si è tenuta l’anno successivo in autunno.
I lavori avrebbero dovuto essere coordinati da Moïse, il coordinatore delle nostre attività in Togo, che è però purtroppo deceduto un anno fa, ma ha preso il suo posto un validissimo collaboratore locale, Justin Tengande, che ha organizzato il cantiere con le varie ditte coinvolte e gestito i pagamenti.
Il 16 ottobre abbiamo inaugurato il refettorio con un pranzo a cui hanno partecipato anche gli studenti delle superiori. Tutti ovviamente, e finalmente, seduti davanti a un tavolo.
Adesso si stanno ultimando i nuovi servizi igienici. Quelli esistenti sono non solo insufficienti (due wc per venti bambini) ma anche ridotti in una situazione pietosa, spesso fuori uso e senza porte. Non ci sono lavandini per lavarsi, solo dei secchi per terra.
È previsto anche un restauro generalizzato delle camere da letto, molte anche senza zanzariere alle finestre, cosa grave in una zona malarica come il Togo.
F.F.
Foto 1: Da così (i ragazzi ciechi che mangiavano per terra)
A così (ragazzi
ciechi che mangiano seduti davanti a un tavolo)
Didascalia: I bambini ciechi di Dapaong non mangiano più per terra. Almeno
questa, è fatta!
Articolo n. 5
La difficile situazione dei ciechi adulti, quasi tutti senza nessun reddito, e le loro richieste di aiuto.
Chiedono soprattutto assistenza sanitaria e istruzione ai figli.
Negli ultimi mesi sono aumentate moltissimo le richieste di intervento da parte dei non vedenti adulti. Noi aiutiamo i ciechi del Togo da tanti anni, 35 per l’esattezza, e ovviamente quelli che allora erano bambini non lo sono più. Alcuni, pochi purtroppo, sono riusciti a trovare un impiego decoroso, grazie anche al titolo di studio conseguito con il nostro aiuto, ma la maggior parte di loro vive di piccole attività con il supporto, quando c’è, dei familiari. Qui i ciechi non hanno nessun sostegno da lo Stato, non esistono pensioni o altro.
I problemi che si presentano sono sostanzialmente di due tipi: gli interventi sanitari, che qui sono sempre a pagamento, e l’istruzione dei figli.
Le richieste di aiuto per pagare le spese mediche sono le più frequenti, e rivelano spesso situazioni veramente drammatiche. Riguardano sia i ciechi stessi che i familiari, bambini e adulti.
Negli ultimi mesi abbiamo pagato le spese per sostenere quattro interventi chirurgici, in due casi indispensabili per salvare la vita, ma decine sono le situazioni che richiedono visite mediche, esami e farmaci. In diversi casi la persona da curare è quella che garantisce, con il suo lavoro, un minimo di reddito per vivere e il riposo forzato causato dalla sua malattia porta alla fame (ma “fame” vera) tutto il nucleo familiare togliendo la possibilità di acquistare anche i farmaci che sarebbero necessari per guarire. Quando ci si presentano queste situazioni non riusciamo proprio a far finta di nulla!
Poi c’è l’istruzione dei figli, come si diceva. Spesso entrambi i genitori sono non vedenti e i bambini svolgono in casa, fin da piccoli, un ruolo importantissimo: imparano presto ad essere i loro occhi, li guidano, leggono per loro, gestiscono i soldi…
Ma i figli sono anche un costo e per chi non ha nessun reddito regolare questo è un problema. A loro, che ormai sono parecchi, diamo un supporto mensile per le spese di istruzione grazie anche a delle specie di adozioni a distanza sostenute da alcune famiglie.
Questa donna cieca, ex allieva della scuola di Togoville, ha sei figli e anche il marito è non vedente. La foto ritrae tutta la famiglia.
Articolo n. 6
Festa a Bassar per l’inaugurazione del centro socio-culturale destinato al villaggio di Nangbani, accanto al nostro ambulatorio oculistico
Per i ragazzi che studiavano sotto al lampione.
Nell’ultimo numero di questo notiziario vi avevamo parlato dei ragazzi che vanno a studiare ogni sera nel cortile del nostro ambulatorio oculistico perché a casa non hanno la luce.
In maggio abbiamo organizzato una raccolta fondi per costruire per loro uno spazio più accogliente, con una tettoia, delle grandi lavagne e luce in quantità.
Grazie al gruppo Facebook Normativa Inclusione, frequentato soprattutto da insegnanti di sostegno e genitori di alunni con disabilità, sono arrivati i fondi necessari e abbiamo potuto anche allestire una sala informatica per i più grandi, con 3 computer collegati a internet e un laboratorio con 5 macchine da cucire per chi vuole imparare a usarle e farsi i vestiti. Ci sarà anche una piccola biblioteca con un centinaio di libri classici in lingua francese, qualche decina di libri per ragazzi, dizionari e atlanti.
Ogni sera circa quaranta ragazzi si riuniscono per ripassare le lezioni e fare degli esercizi. Non usano quaderni per cui non si può parlare di compiti per casa, ma delle lavagnette con i gessi. Noi abbiamo spedito un certo numero di tavolette bianche con pennarelli cancellabili, che hanno avuto subito un grande successo. Non bastavano per tutti e ne manderemo ancora.
Foto 1: Da così (i ragazzi che studiavano sotto al lampione)
A così (ragazzi
nella nuova aula costruita per loro)
Didascalia: I bambini e il guardiano che facevano scuola di sera sotto ai
lampioni (foto in alto) hanno ora una vera aula (foto in basso).
Articolo n. 7
Gli albini di Atakpamé
Da alcuni anni è diventata una sosta obbligata nel viaggio verso il nord: i ragazzi albini di Atakpamé, a circa metà strada, ci attendono festanti con il signor Mawussi, dinamico presidente di questa associazione che raccoglie diverse decine di genitori.
Qui il problema principale per gli albini è la protezione dai raggi del sole e forniamo quindi creme solari e occhiali scuri, ma anche materiale didattico per ipovedenti.
Articolo n. 8
È giunta l'ora...
È giunta l'ora...
andiamo amici
ad incontrare
i derelitti,
i senza pane,
i derubati,
gli oppressi e offesi
dall'orgoglio altrui,
gli intrappolati
in loschi intrighi.
Andiamo amici...
e il nostro andare
sarà richiamo per altre genti,
sarà respiro
per altri cuori;
e insieme, uniti,
faremo un mondo
dove saremo
tutti fratelli.
Urbana Carezzoli da "Frammenti di favole vere" 1993
Buon Natale dal Gruppo San Francesco d’Assisi
Nella foto: Natività. Dipinto murale nel santuario Notre Dame du Lac a Togoville (Togo).
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