Per i ciechi del Togo Bollettino del Gruppo San Francesco d'Assisi di Barbarano Mossano www.grupposanfrancesco.org Dicembre 2023 Sommario 1 Pur con poche risorse, i nostri interventi, concreti e mirati, stanno cambiando la vita a tante persone - di Flavio Fogarolo 2 È GIUNTA L'ORA… Poesia di Urbana Carezzoli e a auguri di Natale 3 Il nostro viaggio di quest'anno 4 Questi ragazzi pieni di speranze che chiedono solo di poter studiare - Di Viola Defilippo 5 Quattro incontri con gli insegnanti per presentare i nostri nuovi materiali didattici 6 Imparare il braille per tornare a scuola 7 I ragazzi albini si fanno, giustamente, sentire 8 Bambini ciechi che mangiano per terra Articolo numero 1 Pur con poche risorse, i nostri interventi, concreti e mirati, stanno cambiando la vita a tante persone Questo notiziario è dedicato interamente al nostro viaggio in Togo dello scorso mese di ottobre. Era la tredicesima volta che ci andavo e, come sempre, si alternano soddisfazioni e criticità, cosa che funzionano e altre meno, ma sempre di più posso dire che i risultati dei nostri interventi si vedono. Siamo una piccola associazione e non facciamo miracoli ma, agendo in modo concreto e mirato, produciamo effetti sempre più evidenti e riconosciuti da tutti. Solo da pochi anni abbiamo cominciato a operare in tutto il Togo, anche in posti dove prima non ci conosceva nessuno, ma oggi Moïse, il nostro rappresentante in loco, è cercato da tutti coloro che si occupano di disabilità visiva in questo paese, sia nel campo dell'istruzione che delle cure oculistiche. Ne abbiamo avuto la prova in questi giorni quando più volte siamo venuti in contatto con persone che Moïse non aveva mai visto prima ma sapevano che da lui, tramite nostro, qualche aiuto si oteva avere. Il più coinvolgente e vivace di questi incontri è stato senza dubbio quello con i ragazzi albini di Atakpamé di cui parliamo all'articolo 7. Quest'anno ha viaggiato con me l'amica Viola Defilippo, coordinatrice della commissione cooperazione del MAC, Movimento Apostolico Ciechi, e profonda conoscitrice dei problemi che incontrano i non vedenti in Africa, soprattutto nel campo dell'istruzione. Il MAC ci ha aiutato molto in Togo negli ultimi anni, prima per far partire e funzionare l'ambulatorio oculistico di Bassar, poi per pagare le borse di studio agli studenti. Quest'anno siamo arrivati carichi di strumenti didattici: tante carte geografiche a rilievo prodotte da noi ma anche tavolette braille, punteruoli, cubi per la matematica, bastoni bianchi... donati proprio dal MAC. Abbiamo incrociato tante persone e visto bisogni e sofferenze su cui ci sarebbe da intervenire ma che erano al di sopra delle nostre possibilità. A volte, con grande soddisfazione, siamo riusciti a dare risposte immediate e di sicuro mi ricorderò per un pezzo del sorriso di Monique (ne parliamo all'articolo 6) che ora, dopo la nostra visita, ha un insegnante per lei e può davvero imparare il braille. Ho promesso che il Gruppo San Francesco d'Assisi non abbandona nessuno e farà di tutto per continuare a dare risposte reali. Anche questo è Natale. Flavio Fogarolo Articolo numero 2 È GIUNTA L'ORA… È giunta l'ora... andiamo amici ad incontrare i derelitti, i senza pane, i derubati, gli oppressi e offesi dall'orgoglio altrui, gli intrappolati in loschi intrighi. Andiamo amici... e il nostro andare sarà richiamo per altre genti, sarà respiro per altri cuori; e insieme, uniti, faremo un mondo dove saremo tutti fratelli. Urbana Carezzoli da "Frammenti di favole vere" 1993 Buon Natale dal Gruppo San Francesco d’Assisi Articolo numero 3 Il nostro viaggio di quest'anno Una intera pagina con la cartina del Togo, il percorso del nostro viaggio e dei brevi testi sulle varie località visitate Abbiamo visitato tutte le scuole per i non vedenti del Togo che la nostra associazione sostiene, incontrato decine e decine di persone, piccoli e grandi, sentito tante storie di impegno e sofferenza. Per la prima volta abbiamo raggiunto anche il vicino Benin dove seguiamo, con il MAC - Movimento Apostolico Ciechi, una scuola e un piccolo centro che cerca di dar lavoro ai non vedenti della zona. Rispetto ad altri paesi africani il Togo è decisamente più piccolo ma le distanze sono comunque ragguardevoli e anche questa volta abbiamo percorso quasi 2.000 km mettendo a dura prova, oltre che la nostra, anche la resistenza della povera auto di Moise. Dapaong A Dapaong, la città più a nord del Togo, eravamo stati più volte, ma sempre di fretta; quest'anno siamo rimasti due giorni e ne è valsa la pena. Abbiamo conosciuto meglio i problemi della poverissima scuola primaria, della sua misera cucina e dei bambini che mangiano per terra e incontrato Monique che ora può imparare il braille (ne parliamo agli articoli 6 e 8). Il secondo giorno abbiamo visitato tre scuole secondarie che accolgono in tutto 17 studenti non vedenti. Pur nella povertà, riescono a fornire un servizio di istruzione decoroso e quasi tutti riescono negli studi e si diplomano. La classe qui sotto (foto) accoglie due fratelli ciechi in un edificio fatiscente, con il pavimento in terra battuta. Non c'è insegnante di sostegno ma un unico tutor che segue i ciechi di tutte le scuole della zona e viene ogni tanto, quando può. Bassar A Bassar abbiamo visto in funzione l'ambulatorio oculistico Difiidi, con la sala s'aspetto piena di persone in attesa. I pazienti vengono anche da molto lontano perché è l'unico centro che accoglie tutti, anche chi non può pagare. Grazie a una donazione ricevuta tramite il MAC, è in costruzione un piccolo edificio destinato ad ospitare chi deve passare qui la notte dopo l'operazione di cateratta o perché abita lontano. Foto dell'ambulatorio con i pazienti in attesa Kara A Karà, dopo aver incontrato al mattino i bambini e gli insegnanti della scuola primaria, siamo stati all'Università per incontrare i tanti studenti ciechi che la frequentano (v. articolo 4). Prima però abbiamo consegnato ai funzionari la stampante braille, tanto attesa dai nostri ragazzi, che abbiamo donato affinché possano stampare le loro prove d'esame. Sokodé A Sokodè siamo stati alla scuola per ciechi centro IFRAM. Come in tutte le scuole visitate, abbiamo incontrato gli insegnanti per presentare i materiali didattici che abbiamo portato. Qui a Sokodé abbiamo invitato anche quelli della scuola islamica per non vedenti che opera in questa città. Atakpamé A Atakpamé, lungo la strada, abbiamo incontrato i ragazzi albini di cui parliamo all'articolo n. 7. Djanglanmay (Benin) In Benin abbiamo visitato la scuola per bambini ciechi Siloè, a Djanglanmay, che ospita una trentina di bambini e ragazzi. Gli edifici sono ampi e decorosi, ben tenuti dalle suore che gestiscono il centro, ma colpisce la povertà delle attrezzature. La foto è stata scattata in una classe dove c'erano tre bambine che si esercitavano nel calcolo con il cubaritmo, ma solo due avevano lo strumento sul banco. Il maestro ci ha spiegato che non ne avevano altri e le allieve lavoravano a turno. Questo è stato un problema facile da risolvere perché, grazie al MAC, avevamo diversi cubaritmi con noi e glieli abbiamo potuti lasciare, assieme a tavolette, punteruoli e alle tante carte geografiche prodotte dal Gruppo San Francesco. Avrebbero bisogno anche di una stampante braille perché quella che hanno non funziona più, ma in questo caso abbiamo solo potuto promettere che ci daremo da fare. Lomé Dalla capitale Lomé, dove c'è l'aeroporto, è iniziato e ha avuto termine il nostro viaggio in Togo. Qui abita il nostro collaboratore Moïse, che ci ha ospitato in questi giorni, e qui ha sede il nostro centro operativo, il PINV, Project d'Integration des non Voyants che, con due soli dipendenti e due stanzette in affitto, fornisce libri braille e supporto a tutti gli studenti ciechi dell'università, ma non solo. Il PINV è stato costituito, com'è adesso, nel 2013 e ci è sembrato giusto festeggiare tutti assieme il decimo anniversario. Foto della festa con i collaboratori Articolo numero 4 Viola Defilippo ci parla dell'incontro con gli studenti universitari Questi ragazzi pieni di speranze che chiedono solo di poter studiare Se dovessi dire qual è il ricordo più bello di questo viaggio, forse non ne sarei in grado, ma quale il ricordo più toccante, sì: l’incontro con gli studenti universitari a Kara e a Lomè. A Kara, per un attimo, mi è sembrato di trovarmi in un’aula dove avrei potuto fare lezione. I ragazzi erano seduti nei banchi, su due file e, chi più e chi meno, hanno tutti cercato di presentarsi e parlare di loro stessi, dei loro desideri, delle attese e delle speranze, ma senza esprimere i loro disagi, né le loro difficoltà. Chi ha detto che avrebbe voluto diventare un avvocato, chi un insegnante, chi un traduttore o interprete, sogni legittimi di chi sta entrando nella vita adulta. Con il mio francese molto traballante ho osato fare loro qualche domanda sulla loro vita, sulla quotidianità di un giovane non vedente che deve, giorno dopo giorno, affrontare e superare ostacoli e difficoltà, sia spostandosi con mezzi, a volte di fortuna, sia organizzando i propri studi, non possedendo sempre gli strumenti necessari. Sì i ragazzi e le ragazze si sono raccontati ma, e questo depone davvero a loro favore, non si sono particolarmente lamentati. In Europa, e in Italia segnatamente, i ragazzi non vedenti hanno il lamento facile e hanno spesso qualcosa da chiedere, qualche agevolazione da ottenere, qualche sconto sulla valutazione. Non è emerso niente di tutto questo, nel dialogo con i ragazzi di Kara. Sarei rimasta molto più a lungo con loro, se avessi potuto; mi sarebbe piaciuto ascoltare le loro storie, condividere, anche in un silenzioso ascolto, i loro vissuti, le loro paure, spesso non chiare nemmeno a loro stessi. Ma il tempo è stato dato all’Africa, recita un antico adagio, e all’Europa l’orologio. Perciò, questo non è stato possibile. A Lomè, l’ambiente era un po’ diverso, un po’ più disinvolti gli studenti, forse perché vivono in una grande città e perciò un po’ più abituati a confrontarsi con persone appena conosciute. Il tempo per conoscerci in realtà, davvero non c’è stato, anche perché eravamo tutti impegnati con il collegamento su piattaforma Zoom con i giovani italiani del MAC, partner nel progetto Chiedono solo di poter studiare con il quale l’associazione contribuisce in parte a fornire loro una modesta borsa di studio. Ai ragazzi di Lomè non ho potuto rivolgere molte domande, ma loro sì; loro hanno trovato il modo di chiedermi qualcosa della vita dei giovani ciechi in Italia, degli indirizzi di studio e in parte, del funzionamento delle nostre università. Mi auguro che il progetto abbia un seguito, perché "chiedere di studiare" significa chiedere di esprimere al meglio le proprie capacità, significa restituire in futuro ad altri giovani non vedenti, forse anche meno fortunati di loro, conoscenze e competenze tese sempre a promuovere un’autentica autodeterminazione ed una consapevolezza che, se la disabilità può essere un limite, la volontà, la sensibilità e l’intelligenza potranno superarlo e farlo superare. Viola Defilippo Riquadro di presentazione: Viola Defilippo, professoressa in pensione di Firenze, non vedente, è coordinatrice della commissione cooperazione del MAC - Movimento Apostolico Ciechi. Per anni si è recata regolarmente in Etiopia, presso la scuola per ciechi di Gondar sostenuta dal MAC, ma, prima per il Covid poi per la guerra, arrivarci ora non è più possibile e quest'anno è venuta con noi in Togo. Didascalia della foto: Viola con gli studenti non vedenti dell'Università di Kara Articolo numero 5 Quattro incontri con gli insegnanti per presentare i nostri nuovi materiali didattici Siamo arrivati in Togo con due grandi valigie piene di materiale didattico e abbiamo organizzato quattro incontri per mostrarlo agli insegnanti delle varie scuole che abbiamo visitato: Dapaong, Kara, Sokodé e Djanglanmay, in Benin. Abbiamo trovato ovunque grande attenzione, interesse e voglia di sperimentare strumenti nuovi. Enorme successo hanno avuto le carte geografiche a rilievo dei loro paesi, che nessuno aveva mai prodotto prima per i non vedenti. Nelle foto: Viola mostra la carta del Togo al direttore della scuola di Sokodé. Formazione a Dapaong, Kara e Djanglanmays, in Benin. Articolo numero 6 Imparare il braille per tornare a scuola Monique ha perso la vista mentre frequentava il liceo. La scuola per ciechi di Dapaong l'ha accolta ma non aveva insegnanti per lei Nelle scuole per ciechi del Togo non è raro incontrare ragazzi di varie età che hanno perso la vista mentre frequentavano le superiori e trascorrono qui un anno per imparare il braille e tornare poi a frequentare, da ciechi, la scuola di prima. In quasi tutte le scuole funziona stabilmente una classe apposta per loro e questo fa molto riflettere sulla fragilità della situazione sanitaria di questo paese dove un evento da noi assolutamente raro, come la perdita della vista da parte di giovani e giovanissimi, è gestito come un fatto abituale. Ma in nessuna scuola avevo mai visto, come a Dapaong, una ragazza di 19 anni messa con i bambini della prima classe della primaria a imparare il braille con loro perché non c'erano altri insegnanti. Monique, questo è il suo nome, in realtà non imparava quasi nulla perché la maestra doveva seguire i piccoli, tra l'altro una pluriclasse di prima e seconda assieme. E il grosso del tempo lo dedicava a insegnare loro a parlare in francese, che lei conosceva benissimo. Prima di partire avevo ricevuto una donazione speciale da spendere se avessi incontrato una esigenza particolare e mi sono detto: questa è la destinazione perfetta. Ne abbiamo parlato con il direttore della scuola e, dopo aver verificato che era fattibile, anche con Monique stessa. Una settimana dopo la nostra partenza è arrivato un insegnante solo per lei (un ex allievo della scuola che ha frequentato l'università ma è ancora disoccupato) e assieme hanno cominciato un corso intensivo che durerà fino a giugno. Ci dicono che Monique è entusiasta, impara in fretta e di sicuro a settembre tornerà al suo liceo. F.F. Nella foto: Monique, felice, sta già cominciando a leggere in braille. Dire che il futuro ora le sorride non è solo un modo di dire. Articolo numero 7 I ragazzi albini si fanno, giustamente, sentire Ci aspettavano a Atakpamé, lungo la strada che porta verso il nord del Togo, e per quel che mi riguarda posso dire di non aver mai visto tanti bambini albini in un colpo solo. Grandi e piccoli, anche neonati sul dorso della mamma, molti con il volto butterato a causa del forte sole africano che non risparmia la loro pelle senza protezione. Ragazzi vivaci, ben capaci di farsi sentire e di spiegare i loro bisogni, direi meglio dei loro genitori. Ci hanno raccontato di un ambiente che li emargina perché troppo diversi e dei problemi che incontrano nello studio perché vedono poco. Da parte nostra, abbiamo raccomandato di proteggere il viso e gli occhi e abbiamo lasciato loro un buon numero delle creme solari che ci ha donato la ditta Zeta Farmaceutici di Sandrigo (VI). Ora siamo alla ricerca di occhiali da sole di buona qualità per bambini, e speriamo di trovarne. Nei giorni successivi abbiamo dato loro del materiale scolastico per ipovedenti: lenti di vario tipo, monocoli per vedere la lavagna da lontano, quaderni e penne ad alta leggibilità e due videoingranditori portatili. Si prospetta una collaborazione interessante. Vedremo. Foto finale con le creme solari e la raccomandazione: proteggete la vostra pelle! Articolo numero 8 Bambini ciechi che mangiano per terra Purtroppo succede della scuola per ciechi di Dapaong, la più lontana e la più povera che abbiamo visitato. Non c'è refettorio e la cucina è una baracca di lamiera. In tanti in Africa mangiano così, ma non in una scuola per ciechi. Speriamo di riuscire, prima o poi, a risolvere questo problema. Nelle foto: bambini ciechi che mangiano per terra, il refettorio di lamiera. ----------------------- Come aiutarci: Potete inviare le vostre donazioni: - Presso gli uffici postali con bollettino di C.C.P. n. 18 88 33 55 intestato a “Gruppo S. 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