Amici di Togoville Kekeli Neva Bollettino del Gruppo San Francesco d'Assisi di Barbarano Vicentino www.grupposanfrancesco.org Luglio 2015 Da venticinque anni ci prendiamo cura dell’Istituto dei ciechi Kekeli Neva di Togoville, in Togo, e facciamo studiare, anche fino alla laurea, decine di giovani non vedenti. Kekeli Neva in lingua ewè significa Venga la Luce. In questa parte del Togo la Luce per i ciechi sta venendo davvero: dove la cecità portava alla disperazione, grazie all’istruzione e alla cultura, si aprono ora possibilità insperate. I ciechi studiano, insegnano e in molti vivono del proprio lavoro. Sommario 1 Ci chiedono aiuto per essere curati agli occhi, con fatica cerchiamo di dare risposte a tutti - di Flavio Fogarolo 2 Primi della classe, è scritto in pagella 3 Il coro di Kekeli Neva 4 Ausili didattici "fai da te" a Togoville 5 Una promettente alleanza 6 Non ce l’ha fatta la piccola Loucadie 7 Abbandonate da tutti, fino alla morte di Moise Tchapo 8 Assemblea annuale con Padre Fabio Gilli. «È grande quello che fate, bisogna continuare» 9 Siamo stati in 11 scuole a raccontare come vivono i ciechi in Togo Articolo numero 1 La scuola e le altre attività per l’istruzione dei ciechi vanno bene, ma ora sono i problemi sanitari che emergono prepotentemente. Ci chiedono aiuto per essere curati agli occhi, con fatica cerchiamo di dare risposte a tutti Apriamo il giornalino estivo di quest’anno con una foto dei nostri bambini ciechi di Togoville, qui sopra: occhi spenti e grandi sorrisi. Sono la dimostrazione che, se le cose funzionano, cecità e gioia possono benissimo convivere, anche in Togo. Troviamo lo stesso atteggiamento positivo nei ragazzi più grandi che frequentano le superiori, negli universitari, nei ciechi che vivono del loro lavoro, che hanno una famiglia e dei bei bambini, quasi tutti per fortuna senza problemi di vista. Ma dobbiamo purtroppo raccontarvi, nelle pagine interne, di tante situazioni in cui cecità significa ancora disperazione e i volti dei bambini esprimono indicibile, anche se composta, sofferenza. Disperazione che arriva anche alla morte. Da alcuni anni, sempre più spesso, molte delle richieste che ci arrivano dal Togo riguardano cure mediche, visite, medicine... A volte, purtroppo, vere e proprie urgenze, alcune finite tragicamente. Le richieste sanitarie non vengono dai nostri alunni ciechi ma da persone con problemi di vista, o patologie agli occhi, che non conosciamo e che arrivano a noi esausti e disperati, dopo averne provate tante. Anche in Togo non mancano organizzazioni e servizi di cura, sulla carta destinati ai poveri, ma alla fine se non paghi non ricevi nulla. È triste, e vergognoso se vogliamo, ma abbiamo visto che quasi sempre è così. Per un’associazione come la nostra che si è sempre occupata solo, o quasi, di istruzione per i ciechi, non è semplice impegnarsi in campo sanitario: a parte i mezzi finanziari, servono conoscenze e strutture che non abbiamo. Per questo ci stiamo alleando con una piccola associazione benefica americana che, come noi, lavora solo in Togo per unire gli sforzi e commettere meno errori possibile. Finché ce la facciamo, non respingeremo nessuno. Siamo piccoli e non salveremo l’Africa, ma chi si rivolge a noi e ha bisogno in qualche modo avrà una risposta. Flavio Fogarolo Articolo numero 2 Nelle pagelle del Togo non ci sono solo i voti ma anche la classifica. In tre classi su sette il più bravo è un cieco. Primi della classe, è scritto in pagella In Togo essere "primi della classe" non è un modo di dire ma un'attestazione che si ricava espressamente dalla pagella: oltre ai voti è indicata la posizione (rang) di ciascuno, primo, secondo ecc. Mentre ero in Togo hanno consegnato le pagelle ai ragazzi delle superiori, compresi i nostri che frequentano quelle scuole con gli altri. E ho così scoperto che in ben tre delle sette classi frequentate dai ragazzi non vedenti, il primo della classe, con la media più alta, è risultato uno dei nostri. Ricordiamo che frequentano normali classi di vedenti e che, a parte i testi trascritti in braille, non hanno nessuna forma di aiuto o agevolazione. Solo per dire quanto sono determinati e motivati... Sono Komi in 6a, dove anche la quarta, Béatrice, è cieca, Spéro in 5a e Roland in 1a. In Togo si segue in sistema francese e le classi della secondaria seguono l’ordine inverso: si comincia dalla 6a, poi si passa in 5ae così via. La scuola in Togo è molto selettiva: solo il 50% finisce le elementari, il 3% le superiori. Volendo però vedere i lati positivi, lì i titoli di studio hanno davvero valore quando si cerca un impiego e anche per questo ci diamo tanto da fare per far studiare i nostri ragazzi: in Togo i ciechi non hanno pensioni ma un diploma può fare veramente la differenza. Nelle foto: - il gruppetto di studenti ciechi delle superiori con i tre primi della classe: primo a sinistra è Komi (in viola), il terzo (in bianco) è Spéro, il quarto (maglietta rossa) Roland. - la pagella di Spéro da cui risulta che con la sua media (16,73) è il primo in una classe di 52 allievi (Rang 1er). Articolo numero 3 Il coro di Kekeli Neva È ripartito alla grande il coro del ragazzi ciechi di Togoville. Grazie soprattutto all’impegno di Emmanuel (al centro, con la maracas, nella foto), il nuovo insegnante, ex allievo di Togoville, assegnato da quest’anno a Kekeli Neva dopo aver vinto il concorso statale. La corale ha già iniziato ad animare la messa alla parrocchia di Togoville, apprezzata da tutti. Queste esibizioni sono importanti per dare fiducia e dignità sociale alla comunità dei ciechi che si sente a volte poco valorizzata. Nella foto: ragazzi ciechi che cantano. Articolo numero 4 Ausili didattici "fai da te" a Togoville Un sistema semplice e ingegnoso per insegnare le divisioni ai bambini ciechi: tanti sassi e alcuni barattoli di latta. Quanto fa 18:3? Si ripartiscono equamente 18 sassi nei 3 barattoli e poi si conta. I sassi devono cadere un po' rumorosamente (cosa molto facile con la latta) così anche i compagni ciechi dal posto possono seguire il processo. Gli insegnanti di Kekeli Neva si ingegnano spesso con strumenti poveri di questo tipo, soprattutto con i più piccoli Nella foto: una bambina cieca fa una divisione con i barattoli Articolo numero 5 Una promettente alleanza In Togo abbiamo incontrato Monica T. Messa, americana, volontaria di un’associazione statunitense che si occupa di progetti umanitari in Togo e Joseph Gone, medico togolese (Multiply The HARVEST - www. multiplytheharvest.org). Hanno molta esperienza in campo medico e ci hanno offerto la loro collaborazione per gli interventi sanitari a favore dei ciechi che noi facciamo fatica a gestire, sia a Togoville per i piccoli che in generale per chi ne ha bisogno. Nella foto: il medico togolese Joseph, Monica, Flavio e Padre Fabio. Articolo numero 6 Non ce l’ha fatta la piccola Loucadie In Togo le malattie agli occhi possono portare anche alla morte, non solo alla cecità. Soprattutto per i bambini. Ne avevamo parlato nel nostro numero di marzo: la piccola Loucadie, 12 anni, era diventata cieca per un'infezione agli occhi facilmente curabile con un semplice antibiotico. Ma se i soldi non ci sono è come se gli antibiotici non fossero mai stati inventati. L’infezione si è poi estesa a tutto il corpo e poche settimane fa è morta. Quando si è rivolta a noi, abbiamo provato a farla curare, in ospedale e a casa, ma è stato inutile. Siamo rimasti senza parole: già era inconcepibile che una banale infezione agli occhi portasse alla cecità, mai avremmo pensato fosse causa di morte. Ora, in poche settimane, abbiamo avuto altre due richieste di aiuto. Un bambino di 10 anni che per un colpo preso a scuola durante la ricreazione rischia di perdere la vista. Un neonato con una forma tumorale che ha colpito un occhio. In entrambi i casi le famiglie non hanno soldi per curarli e nessun medico li ha mai visitati. E siamo nella capitale del Togo, non in uno sperduto villaggio della savana! La nostra associazione si è sempre occupata di educazione e facciamo fatica a intervenire a livello sanitario ma ad alcune emergenze, come queste, cerchiamo di dare risposta pagando le cure necessarie. Anche se, purtroppo, a volte senza successo, come nel caso di Loucadie. Prima foto: Loucadie in ospedale, qualche mese fa. Lascia sgomenti questo dolore senza lacrime dei bambini e la rassegnazione impotente degli adulti. Seconda foto: un altro bambino del Togo che per un incidente rischia di perdere un occhio. Terza foto: un neonato nato con una forma tumorale ad un occhio; almeno si pensa perché finora nessun medico l’ha ancora visitato. Articolo numero 7 Una drammatica lettera dal nostro rappresentante in Togo Abbandonate da tutti, fino alla morte Sono affranto per quello che mi è successo ieri. Mi è stato chiesto di intervenire per una famiglia in grande difficoltà nel villaggio di Assikor, a 20 Km da qui. Sono andato e le ho conosciute: madre vedova di 43 anni con due figlie cieche, una grande di 20 e una piccola di 8 anni. Tre anni fa, nel 2012, Josephine, la piccola, si è svegliata una mattina con gli occhi molto rossi e irritati. La mamma non aveva soldi per il medico così ha aspettato cinque giorni per la prima visita. Le hanno prescritto delle medicine che costavano 4.500 franchi (circa 7 euro) ma dopo 4 giorni ne aveva raccolti la metà. Non ha mai potuto curare davvero la piccola che dopo poche settimane è diventata cieca. Ma non è finita. L'anno scorso, nel 2014, la figlia maggiore Akosse stava cercando legna da ardere quando ha ricevuto un colpo con un bastone all'occhio destro; una brutta ferita e l’occhio ha cominciato a gonfiarsi. La madre l’ha portata in un centro medico sociale, dalle suore: le hanno chiesto 2.500 franchi per la visita (quasi 4 euro) e quelli è riuscita a pagarli. Poi servivano 28.000 franchi per le analisi e 3.200 per delle medicine urgenti, per calmare un po' il dolore. Ma i soldi erano finiti. «Sono tornata più volte da quelle suore - racconta la madre - ho trascorso lì un giorno e una notte interi. Ho supplicato, chiesto che mi facessero credito, avrei pagato un po' alla volta. Mi hanno detto che se dessero le cure gratuitamente avrebbero le panche della sala d'aspetto sempre piene». Alla fine, piena di vergogna, ha smesso di insistere e si è rivolta a un guaritore vudù che con i suoi rimedi ha peggiorato enormemente la situazione estendendo l'infezione; in poche settimane anche Akosse ha perso entrambi gli occhi. C’era tanta, tanta disperazione in quella famiglia. Piangendo, la figlia maggiore, mi ha detto: «Siamo stati abbandonate da tutti. L’intero villaggio, compresi i parenti, trattano mia mamma come una strega; pensano che quello che è successo sia tutta colpa sua». Ho promesso il mio interessamento, ho detto che le ragazze avrebbero potuto andare a scuola, che in Togo ci sono tanti ciechi che vivono serenamente. Ne avrei parlato con i partner italiani, di sicuro qualcosa si poteva fare. La madre mi ha salutato dicendo: «Se torni domani e ci trovi, va bene». Ma la notte si sono suicidate, tutte e tre. Sono morte per la disperazione, per una banale infezione che ha fatto perdere la vista. Sono morte per la povertà. Cari amici, son qui che piango, ho le lacrime agli occhi. Il funerale è oggi pomeriggio, le seppelliscono subito. Io non ci sarò, non me la sento di andare. Moïse Tchapo Articolo numero 8 Il 6 giugno a Barbarano incontro del Gruppo San Francesco Assemblea annuale con Padre Fabio Gilli. «È grande quello che fate, bisogna continuare» Abbiamo tenuto, come ogni anno, la nostra assemblea dedicata ai bilanci e ai progetti. Erano con noi questa volta anche Padre Fabio Gilli, il comboniano non vedente che ha fondato Kekeli Neva, e il suo e nostro collaboratore togolese Moïse Tchapo. Padre Fabio ha esortato tutti a continuare nell’impegno: «Quello che assieme abbiamo realizzato è enorme - ha detto - e ha cambiato la vita a tante persone, altrimenti destinate alla disperazione». «In Togo - ha detto Moïse - non ci sono morti naturali: ogni morte nasconde un mistero e la famiglia deve cercarne le ragioni. Allo stesso modo, la cecità da noi è vista come una punizione di Dio, una maledizione, e per chi non vede più la vita rischia davvero di finire.». Moïse ha spiegato come le iniziative di Padre Fabio siano riuscite, negli anni, a portare speranza e vita ai non vedenti del Togo, combattendo innanzitutto queste idee con l’arma dell'istruzione e della cultura. Ha parlato anche delle attività che stiamo sostenendo in campo sanitario per evitare che le persone perdano la vista per cause banali e facilmente superabili. Il presidente Fogarolo ha illustrato il bilancio 2014 dell’associazione con circa 45.000 euro di aiuti erogati tra l’Istituto Kekeli Neva di Togoville e i progetti per gli studenti più grandi, universitari e liceali. Le entrate (donazioni, lotteria, 5x1000) sono fortunatamente regolari, grazie alla costanza e generosità dei sostenitori: e questa la nostra forza e il motivo principale per cui una piccola associazione come la nostra riesce a fare così tante cose. Nella foto: immagine dell'assemblea, con Padre Fabio che parla e alcuni soci. Articolo numero 9 Siamo stati in 11 scuole a raccontare come vivono i ciechi in Togo Proseguono gli incontri nelle scuole dedicati ai ragazzi delle quinte primarie o della prima media. Parliamo di cecità, di braille, di Africa, di solidarietà. Grande interesse e attenzione ovunque; davvero bravi, tutti. Quest’anno siamo stati in 11 scuole: primaria di Barbarano, Ponte di Barbarano, Mossano, Villaga, Albettone, Nanto, Villaganzerla, Longare, Costozza, Lumigliano e media di Noventa. Un ringraziamento speciale ai ragazzi e agli insegnanti dell’Istituto Comprensivo di Chiampo che continuano a ricordarsi, con grande generosità, dei bambini ciechi di Togoville. Possiamo organizzare incontri informativi e educativi anche in altre scuole. Se interessati, contattateci. Nella foto: Incontro con i ragazzi delle classi prime alla scuola Media di Noventa V.na (aprile 2015) Intestazione Gruppo San Francesco d'Assisi Associazione di solidarietà ONLUS Sede legale: via Salvi, 13 - 36021 Barbarano Vicentino (Vicenza) Tel. e fax 0444 / 638033 mail: info@grupposanfrancesco.org web: www.grupposanfrancesco.org C.C. Postale n. 18 88 33 55 intestato a "Gruppo S. 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